IL PROBLEMA
DEL V POSTULATO
Nei 2100 anni successivi alla pubblicazione
degli ELEMENTI, diversi matematici e filosofi si
sono chiesti se il V postulato sia da includere tra gli assiomi
fondamentali.
Assiomi e postulati, infatti, non valgono solo come punto di partenza per la deduzione formale, ma anche come principi veri di per sé, che garantiscono il contenuto della scienza che viene edificata a partire da essi proprio con la loro evidenza. Il V postulato suscitò diverse perplessità circa la sua evidenza che dovevano aver tormentato lo stesso Euclide. Nessun teorema fino al teorema 29, infatti, dipende da esso, mentre tutti i teoremi successivi (escluso il 31) sì; questo fa sospettare che Euclide abbia cercato di differire l'uso del V postulato il più a lungo possibile. Ci sono inoltre dei teoremi che egli dimostra senza ricorrere al V postulato, nonostante la dimostrazione sarebbe stata più semplice con l'introduzione di esso. Si direbbe dunque che Euclide abbia cercato di ottenere il maggior numero di proposizioni senza utilizzare il V postulato. Per spiegare questo modo di procedere potremmo ipotizzare che Euclide abbia cercato di dimostrare il V postulato partendo dai primi quattro per ottenerlo come teorema. Non giungendo però alla dimostrazione, essendo tuttavia convinto della verità di tale proposizione, la inserì fra i postulati. Dunque il primo uomo a sfidare Euclide fu Euclide stesso! Per evidenziare il fatto che è ragionevole avanzare dubbi sull'evidenza del V postulato, esaminiamo in dettaglio cosa esso afferma. |
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Se sono date due rette r ed s che formano con la trasversale t angoli la cui somma è "piccola", è evidente che le rette si incontrano in un punto P, come richiesto dal V postulato. | |||||||||||
Se si mantengono fisse t ed
s e si fa ruotare r in senso antiorario
intorno a B, il postulato afferma che
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r continuerà ad incontrare
s finchè a
+ b <
2 retti.
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Possiamo però notare che, al ruotare
di r, il punto P si allontana sempre di
più da A su s, finendo per uscire
dallo schermo e cessando di essere osservabile. Quindi non
è possibile verificare che la retta r non
abbia più un punto in comune con s quando
a + b
= 2 retti.
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Il diverso grado di evidenza del V postulato
può essere rilevato in modo ancora più convincente
se si fa riferimento ad un'altra sua possibile formulazione:
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dati in un piano una retta e un punto
fuori di essa, esiste nel piano una sola retta passante per
il punto e parallela alla retta data.
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Questa proposizione, ad esempio, risulta
falsa in un universo di dimensioni finite.
Immaginiamo infatti che il piano contenente r e P sia limitato alla zona interna ad un cerchio, si vede immediatamente che vi sono molte rette passanti per P che non incontrano r, contro la nuova formulazione del V postulato. |
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All'aumentare del raggio del cerchio,
diminuisce la quantità di rette passanti per P
che non incontrano r, ma esse restano sempre in numero
infinito.
Cosa ci assicura che questa situazione non sussista più quando il piano è illimitato? |
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La verità del V postulato non è affatto immediata! |
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Euclide non riuscì a dimostrare
il V postulato e a depennarlo dalle proposizioni primitive,
da allora, per più di 20 secoli, tutta la matematica
occidentale cercherà di farlo.
A tal scopo si offrono due possibilità: - ottenere una dimostrazione del V postulato a partire dagli altri e dalle proposizioni da essi dedotte. - determinare una proposizione equivalente al V postulato, ma che risulti evidente e si possa annoverare senza difficoltà fra i postulati. |
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N.B. Qualunque postulato sostitutivo è al V postulato, dunque è da esso indistinguibile
dal punto di vista logico.
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La realtà come la conosciamo può essere tradotta in termini matematici?La fisica ci può dare una mano...
martedì 7 febbraio 2012
Le geometrie non-euclidee
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